Tiro con l'arco
Cos’hanno in comune lo Yoga e il tiro con l’arco? Apparentemente nulla, siamo d’accordo, se non il fatto che l’arco è un’arma antichissima e nella tradizione dello Yoga rientra tra le posizioni più risalenti.
Se però lasciamo la superficie delle cose, la prospettiva cambia.
Cosa rappresenta davvero l’arco? L’arco rappresenta il passaggio, il passaggio tra la tensione e la distensione, il dentro e fuori, il controllo interno e il lasciar andare la freccia.
Fermiamoci per un istante sui movimenti che precedono lo scoccare della freccia nel tiro con l’arco, sulla preparazione prima dell’azione.
Gli occhi sono fissi sul bersaglio, la mente è concentrata, le braccia e le mani iniziano ad entrare in tensione per prepararsi al tiro ed è proprio la tensione a dare energia alla freccia.
Proprio come nello Yoga, la consapevolezza dei movimenti preparatori, della posizione forte e stabile e del respiro aiutano a migliorare la qualità dell’azione corporea.
Ma che cos’è davvero nel nostro controllo? Solo la preparazione perché una volta scoccata, la freccia non può più essere fermata.
Nella Bhagavad Gita, opera cardine della tradizione dello Yoga, uno degli insegnamenti più profondi è il non attaccamento ai frutti dell’azione. Ognuno di noi ha diritto all’azione ma mai ai frutti di essa.
Dobbiamo fare tutto ciò che rientra nel nostro potere per prepararci al meglio all’azione, radicando saldamente le piante dei piedi a terra, tendendo bene il braccio e la mano prima di scoccare la freccia ma quando, arrivati al massimo della tensione e della concentrazione, scocchiamo la freccia, noi, come l’arciere, non possiamo far altro che osservare e accettare il risultato, qualunque esso sia.
Il risultato, il frutto della nostra azione, non fa più parte del nostro controllo e, come tale, deve essere accettato per come è.
Infatti, proviamo a pensarci bene. Cosa richiede più sforzo? Dove sta la vera forza? Nel mantenere la corda tesa o nel lasciar andare la freccia?
Credo che siamo tutti d’accordo sul fatto che la risposta sia nel dover mantenere la corda ben tesa e tirare indietro il più possibile la freccia, affinché abbia la giusta energia per colpire il bersaglio.
Come scrivevo qualche giorno fa, è nella staticità che è nascosta la maggior fatica. La concentrazione, l’osservazione, la preparazione fisica e mentale all’azione richiede sforzo. La dinamicità dell’azione diventa poi una conseguenza.
Nel tiro con l’arco il bersaglio non è l’obiettivo principale; si può essere buoni arcieri anche se non tutti i colpi fanno centro. Centrare il bersaglio è soltanto il frutto dell’azione, che può concretizzarsi oppure no ma il risultato rimane qualcosa fuori da noi.
E ancora una volta torniamo agli insegnamenti dello Yoga e all’importanza del qui e ora. Il futuro è certamente condizionato dalle nostre azioni che compiamo nel momento presente ma esiste soltanto nella nostra mente e su di esso non abbiamo alcun controllo.
QUALCHE IDEA -
Quando ci poniamo un obiettivo, proviamo a visualizzarlo con intenzione. Chiudiamo gli occhi, respiriamo con il diaframma e percepiamo al nostro interno le sensazioni, le emozioni come se quell’obiettivo fosse già nostro, come se l’avessimo già raggiunto. L’intenzione unita all’intensità della visualizzazione aiuterà la manifestazione. Nutriamoci di quelle emozioni, lasciamo che siano il fuoco che ci muove, che ci spinge, consapevoli però che noi abbiamo diritto all’azione ma mai ai suoi frutti.
SUONI -
PENSIERO ISPIRANTE -
“La freccia è l'intenzione che si proietta nello spazio. Una volta che è stata scoccata, non c'è più nulla che l'arciere possa fare, tranne osservarne la traiettoria in direzione del bersaglio”. Paulo Coelho
"Uno degli elementi essenziali nell'esercizio del tiro con l'arco e delle altre arti che vengono praticate in Giappone e probabilmente anche in altri paesi dell'Estremo Oriente è il fatto che esse non perseguono alcun fine pratico e neppure si propongono un piacere puramente estetico, ma rappresentano un tirocinio della coscienza e devono servire ad avvicinarla alla realtà ultima. Così il tiro con l'arco non viene esercitato soltanto per colpire il bersaglio, la spada non s'impugna per abbattere l'avversario, il danzatore non danza soltanto per eseguire certi movimenti ritmici del corpo, ma anzitutto perché la coscienza si accordi armoniosamente all'inconscio".
Lo Zen e il tiro con l’arco